Violino
“Sei troppo teso, violino”. “Ma no, maestro... tutto è
andato bene”. “Sì, ma hai rischiato molto: le tue corde
erano troppo tese e anche tu parevi come loro; l’esecuzione
è filata liscia, ma il rischio è stato forte. Pensa se una
corda ti si rompesse durante il concerto, mentre stai eseguendo
la tua parte, quella durante la quale gli altri strumenti
tacciono per un poco e tu procedi da solo... e lì, a un
certo punto: tac! Te lo immagini? Faresti una gran brutta
figura, e non solo tu, ma anche noi del concerto... tutto salterebbe!”.”
Speriamo che ciò non avvenga!”. “Non basta
sperare, occorre prevedere e preparare tutto in modo che
questo non avvenga. Ora, tu sei troppo teso, troppo immedesimato
nella tua parte; essa è diventata il tutto, mentre
non dev’essere così. Devi rilassarti! Prova a farti un giretto
qua attorno per sgranchirti le braccia e la mente. Ti
ritroverai poi più sereno e certamente più pronto”.
“Adesso?! Fare un giretto adesso?... Ma, maestro, si
rende conto di come sia importante per me questa prova?”.
“Proprio per questo ti dico che devi rilassarti. Se non lo
fai, non riuscirai a suonare con calma, a produrre attorno
a te la serenità; e come potresti farlo se essa non è in te?”.
“Maestro, ho paura..”. “E di che cosa? Forse di te stesso?”.
“Boh, non lo so. Mi sembra di avere una confusione
in testa...”. “ La tua esecuzione è stata perfetta...”. “Sì ma
ho ugualmente paura...
Paura di non dire niente, prima di tutto a me stesso,
prima ancora che agli altri... Mi sento vuoto... E pensare
che in questi mesi, queste prove mi hanno così impegnato...”.
“A tal punto da farti dimenticare la musica vera”.
“Già, forse è proprio così; non conosco più la musica
come prima. Mi pare di essere diventato un automa, uno
del mestiere nel concerto, senza più la gioia e la spontaneità
dell’inizio... Che mi dice lei, maestro?”. “E’ questione
di troppa tensione, come t’ho già detto. Rilassati e ritroverai
tutto il positivo che ti sta sfuggendo”. “Ma se mi rilasso,
come posso giungere al concerto in modo adeguatamente
preparato? Ho paura di non farcela”. “Ecco, hai
paura di te stesso; non ti accetti per quello che sei. Fidati
un po’ più di te stesso. E poi, rilassarsi non vuol affatto
dire abbandonare i tuoi impegni, ma viverli con serenità e
con tutto te stesso, evitando però le tensioni riduttive e falsanti.
Devi deciderti a sperimentare di persona queste
cose”. “Non potresti darmi una mano?”. “È quello che sto
facendo; non ti accorgi che adesso ti sto aiutando? Certo,
c’è un limite: io resto il maestro, tu l’allievo; non possiamo
confonderci nel nostro aiutarci, dobbiamo restare
quello che siamo. Io non posso certo mettermi al tuo
posto, né tu al mio”.
“Ma vorrei tanto essere un altro, non il violino...”.
“Ecco la tua paura che ritorna”. “E come scacciarla?”.
“Non pensare soprattutto a scacciare la paura; pensa invece
a ciò che tu puoi produrre di bello con quest’esecuzione;
pensa al fatto che la tua musica è come l’onda, che
suscita in chi l’ascolta il senso del mare, e fa gustare la
bellezza delle immensità, e ciò ti ricambia di un intenso
senso di gratitudine... Quella realtà gratuita che tu dai e
che nello stesso tempo ricevi da chi ascolta. Pensa poi a
quando, pizzicando le corde del violino, le note paiono
passeri saltellanti qua e là; e chi ascolta riceve l’atmosfera
dell’allegria e della spensieratezza, e ti ricambia con la
gratitudine degli intensi applausi. Pensa infine a quel
brano eseguito molto velocemente, che è un aiuto a chi ti
ascolta per lanciare al galoppo la propria fantasia, spronato
da quella musica; quella stessa fantasia che, senza la tua
esecuzione, forse sarebbe rimasta là, immobile, dentro di
loro. La gioia che essa produrrà in quelle persone sarà la
gratitudine per te, il loro riconoscimento; e così anche tu
riceverai tanto mentre doni tanto. Però, per giungere a
questo, devi togliere da te queste tue tensioni e ansie.
Cominciare tu per primo a sognare, a essere un violino
romantico, che si muove, che si lascia trasportare il cuore
con le onde della musica, col saltellare allegro del passero
nascosto dietro le note, con le strade che si aprono infinite
per le corse della fantasia lanciata da quella musica. Un
violino che si trasforma con la musica che forma”.
“Come sarebbe bello!”. “Ma può essere così, violino!”.
“Forse per lei, maestro; ma per il mondo no di certo. Chi
lo capirebbe un violino? Ho paura di essere solo, con me
stesso, senza l’appoggio degli altri”. “Ma il vero violino
deve essere un solista controcorrente, che non si preoccupa
delle paure, ma guarda a se stesso, a ciò che vale..”.
“Beh, allora io... non so cosa valgo”. “Ti rendi conto che
vali, caro violino, proprio ora, perché te lo dico io: il maestro.
Che ci starei a fare io altrimenti? Solo per scandirti il
tempo? Un po’ poco per un maestro, non ti pare? Il maestro
educa alla musica, ti trae fuori da te verso qualcosa di
più grande di te, verso il mistero della musica... Devi
fidarti di te stesso, violino, te lo ripeto ancora, perché vali,
te lo dico io! Ti accorgerai con certezza e pienamente
quanto vali solo al momento del concerto; però già ora
puoi rendertene conto, fidandoti delle mie parole e
lasciandoti condurre, non cadendo nel pericolo di fare le
cose da solo”. “Maestro, cos’è che mi frena ancora nel
seguire questi suoi consigli?”. “La tua paura appunto, e
insieme, l’orgoglio che la nasconde. Ma se, come stai
facendo ora, esprimi le tue paure, esse cadranno, e con
esse anche l’orgoglio; così risolverai tutti i tuoi problemi”.
“Manifestare quindi le mie paure...”.
“Sì, questo è il segreto:non lasciare che esse si nascondano,
e nascondendosi, formino in te ciò che non sei, ma soltanto
ciò che sei costretto a essere”. “Per trovare il positivo
quindi dovrei manifestare le mie paure, secondo lei, maestro...”.
“Già, manifestarle...”. “Ma si immagina che figura ci
farei a manifestare le mie paure? Io, il violino?!”. “Faresti la
figura di essere te stesso e non rimarresti dietro la figura del
violino che gli altri conoscono per sentito suonare”. “Com’è
difficile fare il violino!”. “Com’è difficile esserlo, vorrai
dire. E sai perché? Perché ormai nessuno si aspetta nulla al
di là di quello che un normale violino può dare: una buona
esecuzione. Ma tu sei in grado di dare loro di più, molto di
più! Ecco perché è difficile, perché loro non si attendono più
questo da te, e forse anche tu stai per convincerti che loro
effettivamente non se lo devono più attendere.
Capisci ora che se ciò è difficile, è però anche molto
entusiasmante, perché tu stai per dare agli altri qualcosa di
unico, di irripetibile, di eccezionale, di inaspettato e sorprendente”.
“Ciò che mi costa è mettermi controcorrente,
da solo”. “Ricordati che c’è un maestro accanto a te...”.
“Sul quale, me lo ricordava prima lei stesso, non potrò mai
contare fino in fondo!”. “Già... Non sul sicuro, ma sulla
fiducia, sul rischio... sull’avventura!”.
“Lei mi sta chiedendo tanto, troppo...”. “Per ottenere
tutto... la soluzione di tutto”. “Decidere: questo è il mio vero
problema ora”. “Risolvilo!”. “Ora?”. “E quando altrimenti?
Perché rimandare ancora?”. “Ma c’è tempo, non c’è fretta,
non esageriamo”. “ Intanto però stai già decidendo: di restare
il violino di prima”, “Ma, maestro, gliel’ho già detto: la
mia carriera, la figura che farei... tutto che ci va di mezzo!”.
“Certo, tutte le tue paure ci vanno di mezzo:scompaiono!”.
“Ma è un rischio...”. “Già, un rischio, sulla parola del tuo
maestro”. “La sua parola, maestro, contro le mie certezze...”.
“Cioè, contro le tue paure”.
Il violino cominciò ad abbozzare un sorriso... il sorriso di
chi si vede imbrogliato da qualcosa di grande e di bello a cui
non poter resistere, ma che non vede ancora con chiarezza
per poter accogliere... E adesso bisogna decidere, già...
“Bene, violino... Bravo!”. “Ma, maestro, io non ho
deciso nulla!”. “Lo so, ma questo non è importante”.
“Come no, maestro?”. “No, certo... L’importante è che tu
sia sorridente, cioè aperto alla possibilità della decisione.
Prima non lo eri, ora invece sì. Sei sulla strada verso la
decisione, proprio attraverso le tue incertezze... Bene, violino”.
“Ma, maestro... e le mie paure?”. “Scompariranno
strada facendo... suonando!”. Il violino sorrise più profondamente
e più serenamente, comprendendo ora maggiormente
quello che il maestro gli andava dicendo, soprattutto
sperimentando il maestro come un amico sempre più
vicino e sempre più autentico. E cominciò a suonare...
E quelle note gli spiegavano, gli indicavano meglio la strada,
lo aiutavano a chiedersi le cose, a porsi le domande
senza angoscia, con serenità e con fiducia; ad essere violino
che eseguiva la parte, per ora da solo, ma per essere poi
accompagnato dall’orchestra nel grande concerto.